Gentili amici, atleti, dirigenti e appassionati di calcio,
mi prendo un momento per esprimere la mia profonda preoccupazione riguardo agli episodi di violenza e intolleranza che continuano a caratterizzare il nostro amato sport, in particolare in contesti giovanili e dilettantistici. Recentemente, abbiamo assistito a un caso particolarmente grave che ha portato alla squalifica di un atleta del Real Priolo (la cui Società, mi piace rimarcare, aveva già preso le distanze prima che venisse fuori la sentenza) per un periodo di cinque anni, un provvedimento che noi della FIGC consideriamo necessario e ineludibile per tutelare l'integrità del nostro sistema sportivo. Questa squalifica non è solo un avvertimento, ma anche un richiamo alla responsabilità per tutti coloro che sono coinvolti nel mondo del calcio.
È giusto altresì porre in evidenza il fatto che lo stesso autore del gesto ha poi successivamente inviato una lettera di scuse all'AIA per quanto accaduto e questo gli fa certamente onore, anche se non cambierà l'esito della squalifica. Vorrei cogliere l'occasione per ribadire ciò che ho già sottolineato in precedenti occasioni: il rispetto per gli arbitri, per le decisioni che prendono e per il loro operato è fondamentale. I giovani arbitri, spesso alle prime armi, meritano il supporto di tutti noi, non la critica eccessiva. Dobbiamo ricordarci che ogni arbitro è un appassionato di sport, un cittadino che si impegna per il nostro gioco. Qui, nel nostro territorio aretuseo, abbiamo fatto dei passi avanti negli ultimi anni. Le campagne di sensibilizzazione contro la violenza non sono solo parole vuote, ma un impegno costante per migliorare la cultura sportiva della nostra comunità.
E a tal proposito, il prossimo 5 marzo, incontrerò ancora una volta le società di Terza Categoria, campionato che da anni fa parlare di sé per la qualità delle rappresentanti ma anche per i comportamenti dimostrati, per ribadire quanto sia importante e fondamentale il rispetto prima di tutto verso loro stessi, poi gli avversari e i direttori di gara che sbagliano così come sbagliamo tutti quanti noi.
Invito dunque associazioni sportive, dirigenti e atleti a riflettere su questi temi. Dobbiamo lavorare insieme per promuovere un ambiente dove il divertimento e il fair play siano al centro della nostra esperienza sportiva. Il calcio, in tutte le sue forme, dovrebbe essere un momento di gioia, di crescita e di aggregazione, non uno spazio di conflitto e aggressività.
Non possiamo permettere che episodi incresciosi oscurino i valori fondanti del nostro sport. È nostro dovere, in quanto comunità, educare le nuove generazioni a un corretto comportamento sia in campo che fuori. Dobbiamo continuare con determinazione e senza sosta a promuovere iniziative che favoriscano un ambiente sano e rispettoso. La nostra missione è quella di garantire un futuro in cui si possa parlare sempre meno di violenza nel calcio, sperando di arrivare a un punto in cui tali eventi siano solo un lontano ricordo.
In conclusione, non stanchiamoci mai di proclamare il nostro impegno contro la violenza nel calcio. È una battaglia che vale la pena combattere, per il presente e per il futuro del nostro sport.
Vi ringrazio per la vostra attenzione e il vostro continuo supporto.
Nello Cavarra
Presidente FIGC Siracusa